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Coronavirus, il calo della domanda di veicoli preoccupa i componentisti

Il calo della domanda globale di autoveicoli e la minor disponibilità di materie prime sono indicate come le principali fonti di preoccupazione per le aziende fornitrici di componentistica automotive. Un terzo di queste segnala, infatti, che l’emergenza Coronavirus sta avendo un impatto rilevante o addirittura grave sulla loro attività, mentre è ancora alto il livello di incertezza sulle prospettive future in termini di ripresa del business.

Sono questi i principali risultati che emergono da una recente indagine, commissionata da IHS Markit e condotta su un campione di 124 imprese operanti in diverse aree geografiche (Asia, Europa, Nord e Sud America), con l’obiettivo di monitorare l’impatto economico che la pandemia da Covid-19 sta avendo sulle aziende coinvolte nella filiera automotive. A darne evidenza nel nostro Paese è l’Osservatorio Autopromotec.

Entrando nei dettagli dello studio emerge che il 20% delle aziende afferma che l’emergenza Covid-19 non sta avendo alcun impatto sulla loro attività, mentre il 46% indica un impatto modesto. C’è poi un 25% che segnala un impatto rilevante e un 9% un impatto grave.

Interrogate su quali fossero le principali preoccupazioni legate agli effetti del Covid-19 sulla propria attività, le aziende hanno indicato in primis il “calo della domanda globale di autoveicoli” e la “minor disponibilità di materie prime”, dovuta alle interruzioni della catena di approvvigionamento. Si segnalano, inoltre, timori dovuti alle “restrizioni al movimento di persone, beni e merci” e al “rischio di sospensioni prolungate dell’attività di produzione delle case automobilistiche”.

Per quanto riguarda la durata della pandemia, dall’indagine emerge che è ancora elevata (24%) la percentuale di aziende che segnalano incertezza sui tempi e sulle modalità della ripresa. Tuttavia vi è anche una buona quota di aziende (il 46%) che si mostra cautamente ottimista, auspicando che il ritorno ai ritmi produttivi su vasta scala avverrà entro 2 mesi. Vi è poi un 16% che prevede che la produzione su vasta scala riprenderà entro 3 mesi e un 15% che sostiene che per la piena ripresa ci vorranno più di 3 mesi.

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